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0.3 La rotta umbra delle droghe

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Umbria

Oasi e vie dello spaccio nella Perugia universitaria controllate da ‘ndranghetisti e magrebini. Carichi di droga che arrivano in Italia dal nord ovest (Cocaina), da Est (eroina afgana) da Sud (hashish) raggiungono il capoluogo umbro attraverso la via del nord (Lombardia), quella del Sud (Lazio) e quella del litorale est (Romagna). Due i corridoi ideali in questi anni per il viaggio verso la principiale piazza umbra delle droghe: quella su rotaie e quella, meno sospettata, aerea.

Le ‘ndrine e la mafia albanese primeggiano nel controllo di questi viaggi, ma per la cocaina in particolare, è la mafia nigeriana, che trasporta la droga normalmente in piccoli quantitativi affidati a corrieri, anche ai cosiddetti, “corrieri ingoiatori”. La via ferroviaria rimane la più diffusa sebbene non così sicura poiché i controlli sui regionali che dalla Lombardia si dirigono in Toscana e poi nel nodo di Terontola incrociano Perugia, sono aumentati.  Nel 2007 le persone segnalate alle autorità giudiziarie sono il 25, 54% in più del 2006 (565 persone segnalate, 237 per il reato associativo). E’ la via aerea, però, ad aver in passato incuriosito i narcotrafficanti. Il piccolo scalo aereoportuale di Sant Egidio, che da poco ospita persino due voli low cost della compagnia aerea Rayan air, sino a qualche anno fa era solo un aeroporto di nicchia, privo del controllo doganale e dedito ai voli da e per la capitale dell’economia: Milano.

Punto franco nel territorio umbro nel quale non si esclude che avvengano e siano avvenuti, scambi, trasporti e ripartenze di traffici illeciti targati ‘ndrangheta e mafia albanese, principalmente – come conferma il magistrato Anna Duchini (Perugia, aprile 2008). Le operazioni antidroga condotte nell’ultimo anno dalla procura di Perugia hanno fornito un identikit di come le mafie abbiano rafforzato i loro tentacoli anche grazie al narcotraffico, dentro un territorio – per cosi dire – tradizionalmente a basso tasso di mafiosità,. La “Sigfried2” dell’agosto 2006 ha consentito il sequestro di circa 9 kg di cocaina ed eroina e l’arresto di 32 trafficanti di stupefacenti che importavano la droga da una rotta che passava da cellule stanziate in Olanda e Germania.  “Sweet-baby” e la “Magbara” hanno portano in carcere narcotrafficanti alla ricerca di un prezzo concorrenziale, al ribasso con il quale avere il monopolio dello spaccio nel perugino. E’ il gruppo magrebino quello che meglio è entrato in affari con le mafie italiane, nella vendita al minuto, ovvero lo spaccio.

Nel 2005 un bar del centro storico, in mano a prestanomi di una cosca di Cirò Marina, chiude i battenti poco dopo aver aperto e ristrutturato i propri locali. I proprietari sono due giovani ragazzi dall’aria insospettabile. A loro,  tunisini pagavano il pizzo per poter utilizzare quel locale come base per lo scambio di droga o altro. Piccoli fatti, nascosti fra le cronache raccontate o mai rese note sono testimonianza di un sistema che accoglie e include la presenza di un business in mano alle mafie straniere e alla ‘ndrangheta. 

Anche il capoluogo, percorso a piedi o in auto, racconta molto di questo traffico di droga e dei suoi gesti rituali: è sul tardo pomeriggio o a metà serata che in città ci si dirige verso via della Viola, le stradine laterali di via dei Priori, le zone industriali e periferiche che dalla stazione ferroviaria si aprono verso via Settevalli in cerca di “roba”, li in quelle che sono ormai “le vie dello spaccio”; dove i controlli non arrivano, dove la vendita al dettaglio è un affare rapido e in qualche modo beneficia anche della copertura di chi, da cliente, la droga la compra.

 “Il traffico di droga – dichiara il procuratore Fausto Cardella –  è da sempre il primo fra gli affari della mafie in Umbria, e se considera la massiccia presenza di giovani, studenti per esempio, che in questa regione affluisce rispetto ad altre, si capisce come il fenomeno sia difficile da contrastare sotto più di un profilo: da prevenzione a spaccio di droga”. “Le mafie sfruttano le occasioni di guadagno che si presentano – commenta Libera Umbria – Qualunque esse siano.  Dove c’è da guadagnare cercano di ritagliarsi una fetta importante della torta: armi, appalti, estorsioni, edilizia ecc. In Umbria è successo esattamente quello che è successo nelle altre regioni italiane” – rispetto alle quali però l’Umbria ha un primato che per le mafie è sinonimo di guadagno sicuro e mercato in espansione.

Le vie del centro e la periferia non sono ancora quartieri dello spaccio, ovviamente, sono però oasi dove la morte e la dipendenza si vende sui gradini dei portoni, sotto il fresco delle mura dell’acropoli. Tutti percorsi consolidati che rappresentano una fotografia del business che ha nel numero di decessi e di affluenza ai Sert della città  l’ altra faccia drammatica della morte che le mafie gestiscono con solida disinvoltura.

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