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Dal produttore al consumatore

Di Valerio Graglia il . Dai territori, Lazio

Dopo circa tre anni di indagini, la procura distrettuale antimafia ed i carabinieri della Compagnia Eur sono passati all’ azione nella lotta ad un vasto narcotraffico romano e laziale.
Con il nome di “ White Wolf” , l’ operazione avvenuta il 18 settembre, comprendente un largo numero di agenti impegnati, ha portato a 27 mandati di cattura emessi, blitz in alcuni campi nomadi di Roma e dintorni (Tor de’ Cenci, Castel Romano, Ostiense, Nomentana), sequestri di immobili quali appartamenti e di due carrozzerie della città e del litorale, insieme a cinque conti correnti.
Operazione volta a mettere fine ad una attività di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, nel particolare cocaina, diretta da alcuni nomadi rom di origine serbo-bosniaca . Un’ organizzazione criminale che opera lungo l’ Europa e mantiene tutto in famiglia, essendo le persone a capo di questo gruppo imparentate tra loro, come nella tradizione più classica della “famiglia” appunto. Le rotte dal Sudamerica portavano prima in Spagna, dove operavano i vertici della banda in contatto con i cartelli sudamericani, in seguito in Olanda dove la merce, nascosta in autovetture ritenute “discrete” ( Fiat Uno e Punto, quasi un centinaio intestate tutte ad una stessa persona), veniva smistata tramite continui viaggi settimanali da parte dei corrieri, italiani incensurati e giovanissimi (tutti intorno i 25 anni), fino a giungere nelle carrozzerie della Magliana e di Ardea, dove i doppi fondi riempiti al nord Europa venivano svuotati, per poi contribuire allo spaccio di “zona”, tramite extracomunitari ( molti di provenienza africana). Addirittura venduta alle volte proprio nei campi nomadi prettamente di “copertura”, allestiti in zone lontane da sguardi indiscreti.

Sicuramente un passo importante, una vasta operazione partita quasi casualmente da un fermo avvenuto in zona San Paolo (Roma) nel 2005, al quale hanno seguito appostamenti, piste italiane ed internazionali. Ma abbastanza piccolo se paragonato alla diffusione della sostanza che dall’ universale al particolare colpisce la nostra società. Come un qualsiasi prodotto, che viene lavorato, esportato, distribuito,venduto ed è soggetto alle regole di mercato, la cocaina sovrasta negli ultimi anni i traffici illeciti di sostanze stupefacenti , in Italia come nel resto d’ Europa (per meglio dire nel resto del mondo).

E’ proprio come un qualsiasi prodotto che ha una crescita di domanda esponenziale su scala planetaria, questa merce sta diventando, anzi è già diventata, non solo la fonte primaria di investimento e guadagno per le organizzazioni criminali internazionali ma anche la sostanza più consumata tra quelle proibite. Se ne vende tanta perché la gente ne consuma tanta.

Partendo dalla realtà a noi vicina, quella romana, proseguendo per il litorale e la campagna laziale , cambiano le città, i paesi e le località marittime ma non l’ interesse verso questo passatempo; da Roma a Tor San Lorenzo, Anzio, Nettuno, passando per Latina e giù per Terracina fino ad arrivare a Fondi la triste realtà è quella di un utilizzo spregiudicato di cocaina. Alle “basi” a San Basilio, zona alla periferia nord-est di Roma dove similmente ad alcune realtà del sud Italia gruppi di persone gestiscono uno spaccio nei garage di alcuni comprensori popolari, difficilmente ora troverete chi vi offre “ fumo, erba..”, mentre per le sale giochi nei dintorni di Fondi e Sperlonga affiancati ai ragazzini che vendono hashish ora troverete anche chi ha quella polvere. Facilmente nascondibile e perciò più discreta di uno spinello, adatta per molti a rendere le serate più attive, euforiche e senza inibizioni, è confezionata e venduta in strada nel formato del tutto italiano del pezzo (così chiamato nel dialetto romano e non, rappresenta un quantitativo di circa 0,7 g di polvere con relativi tagli, costo di 50 – 60 euro circa). Inoltre le nuove tendenze e pratiche di consumo, già presenti ma diffuse solo negli ultimi anni, come quella di basare la cocaina per renderla libera dai tagli e pronta ad essere fumata (il cosiddetto crack, cristalli di polveri) incuriosiscono chi non la usa e stuzzicano chi già la conosce ma la assume nella maniera classica. Anche se molti non sanno che i rischi e danni del fumare la sostanza sono addirittura maggiorati rispetto all’ inalazione tramite narice (soprattutto un impatto gravissimo sui polmoni).
Quindi le lobbies criminali italiane, dalle più blasonate organizzazioni fino a quelle home-made, hanno puntato in passato e puntano molto anche oggi su questo business, nettamente più redditizio di tutti gli altri traffici. Basti pensare che il trasporto di un chilo di questa sostanza ha un volume minore, in termini di spazio e quindi trasporto, di un chilo di hashish ed un valore maggiore di circa il 1500 – 2000%. Il continuo paragone con le “ex”droghe leggere è dovuto perché in primis le altre sostanze, anche se largamente diffuse a momenti alterni, non hanno mai rappresentato un mercato solido nel tempo, e secondo perché le più diffuse ed usate sono, oltre la suddetta polvere, i cannabinoidi e derivati, anche se i consumatori abituali scelgono sempre più una botta ( gergo dialettale romano per definire una striscia) piuttosto che una canna. Anzi se proprio volessimo riferirci a quelle fantomatiche tabelle proposte dalle passate legislazioni, c’ è da specificare che 0,5 grammi di hashish corrispondono a circa 1-2 spinelli mentre lo stesso quantitativo di cocaina è suddividibile in 3 – 4 strisce. Senza voler difendere nessuna sostanza, ma consapevoli che gli effetti da cocaina, collaterali e non, non possono essere equiparati a quelli del THC (principio attivo della cannabis). Senza voler essere retorici, ma coscienti che proprio in un mondo sempre più frenetico, velocizzato su ogni settore della società quasi a divenire psicotico, la droga che rende iperattivi più che dinamici ed irascibili più che euforici, è desiderata da tutti; trasversale come nessuna mai la cocaina riunisce le masse perché piace ai più piccoli come ai grandi, è usata dal centro sociale fino al locale più chic, è considerata comunque efficace anche se la si usa poco, e meno pericolosa di altre se usata in quantità notevoli.

Certo è che con una volontà di repressione da parte dello stato e delle autorità locali più che di informazione e sensibilizzazione, con un dilagante assenteismo nelle zone più “calde” per spaccio e microcriminalità (vedi San Basilio, ma anche Laurentino 38, i “Ponti”, i parchi vicino Magliana e la periferia sud della capitale) il problema della cocaina rimane forte e costante nello scenario attorno al quale viviamo. Bisognerebbe prendere coscienza, educare e spostare un po’ di quest’ aria “militarizzata” che respiriamo senza motivo verso le zone che più ne hanno bisogno.

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