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La guerra tra clan per il controllo di Siderno

Di Pino Lombardo il . Senza categoria

L’inchiesta “Lettera Morta” ha fatto emergere l’evoluzione dei clan a Siderno. 

La “vecchia” cosca dei “Costa”, nonostante la sconfitta subita alle fine degli anni ottanta ad opera della contrapposta cosca cittadina dei “Commisso”, con la quale, fino a qualche anno prima, costituiva una fondamentale “costola” dello storico casato ‘ndranghetistico guidato dal carismatico boss “Ntoni Macri”, si stavariconquistando quegli “spazi criminali” che era stata costretta ad abbandonare a seguito della sanguinosa faida combattuta, e persa, contro i “Commiso”. 

Quella sconfitta costrinse i “Costa” ad “abbandonare il campo” ma adesso erano ritornati a Siderno e volevano riconquistare quello che “era loro”. E Tommaso Costa dirigeva ed organizzava il gruppo criminale, stabilendo lestrategie da seguire, impartendo disposizioni agli altri associati, partecipando alle attività estorsive e, come sostengono gli inquirenti, decidendo di uccidere Gianluca Congiusta,.

Le direttiva Costa le impartiva con delle missive dal carcere. Fedeli esecutori erano, secondo quanto sottolineato dagli inquirenti, Giuseppe Curciarello che effettuavava«per conto» di Tommaso Costa rapporti con altri malavitosi e con le vittime della attività estorsiva, partecipando alle estorsioni. Ma anche Francesco Costa che dava vita alle direttive impartite dallo zio Tommaso «fungendo da ambasciatore, recapitando i messaggi relativi agli affari del sodalizio criminale». Nonché la moglie stessa del boss.Adriana Muià,che avrebbe anche lei ricoperto il ruolo di «ambasciatore, recapitando i messaggi relativi agli affari del sodalizio criminale, partecipando all’attività estorsiva». Non a caso la famosa lettera estorsiva ai danni di Antonio Scarfò, suocero di Congiusta

(“Se tu non provvedi a sistemare sto fatto può darsi che la decisione è quella di ucciderti.
Altra cosa se tu dai soldi ad altri a noi fa piacere e non ti dico di non darli, anzi li dai ad altri e pure a Tommaso così non rischi con altri …quando poi debbo spararti …non avrei fatto il nome di Tommaso e sei mi ha autorizzato a parlarti chiaro è perché se sbagli ti farà ammazzare »),

Tommaso Costa, prima la annunciò alla moglie in carcere e poi la spedì in una lettera a lei indirizzata. 
Ma soprattutto la spregiudicata «strategia delle alleanze», che avrebbe adottato Tommaso Costa, avrebbe dato quel “nuovo vigore” al clan. Il boss,infatti,oltre a tenere solidi e continui legami con diverse e storiche cosche calabresi e pugliesi, a Siderno, aveva dato il via ala alleanza con un suo storico “nemico”.

dal “Quotidiano della Calabria”

Con quel Sasà Salerno che durante la faida contro i “Commisso”, faceva parte del gruppo di fuoco di questa consorteria mafiosa ,ma che adesso andava, anche lui, dopo anni di spietato esecutore d’ordini, alla ricerca di un “posto al sole” nella gerarchia del ghota ‘ndraghetistico di Siderno. Ma quando la meta sembrava essere raggiunta ecco che l’estorsione messa a punto contro l’imprenditore Antonio Scarfò, futuro suocero di Gianluca Congiusta, funzionò da granellino che fece inceppare la ben oleata macchina criminale messa a punto da Tommaso Costa facendo finire in prigione la maggior parte del sodalizio criminale.

La sentenza di sostanziale condanna emessa ieri dal Gup di Reggio Calabria nei confronti di 11 imputati su 13, nel confermare la tesi accusatoria ha documentato che gli elementi indicati dagli investigatori si sono basati su specifici fatti concreti.

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