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Stop a neo magistrati e giudici onorari, così la giustizia italiana rischia la paralisi

Di redazione il . Istituzioni

Procure sotto-organico uguale mafie impunite. Difficile smentire l’assioma. Eppure negli uffici giudiziari italiani mancano all’appello qualcosa come 200 pm. Un effetto prevedibile non è stato previsto dalla riforma della giustizia. Quella targata Mastella. L’ostacolo sta nella norma che vieta l’assegnazione di magistrati di prima nomina in procura. Il rischio è che si blocchino le indagini, soprattutto negli uffici in prima linea. Ma non solo: anche la giustizia civile rischia la paralisi, con lo stop ai quasi 4mila giudici onorari.

L’allarme “buco” arriva dal Csm, dai tre consiglieri togati del Movimento per la giustizia Ciro Riviezzo, Bernardo Petralia e Mario Fresa, i quali sollecitano l’intervento dell’organo di autogoverno della magistratura, per studiare gli opportuni rimedi e sollecitarne l’adozione. L’idea lanciata dai tre è l’apertura di una pratica in terza commissione, che si occupa dei trasferimenti.
In pratica, l’accesso in procura è possibile solo per i magistrati che hanno ottenuto la prima valutazione di professionalità, dopo almeno quattro anni dal decreto di nomina. Gioco forza, a coprire i posti vacanti saranno pm in trasferimento da altre procure. Cambia la mappa, ma resta il buco nell’organico. Un deficit strutturale dalle conseguenze nefaste.

Il quadro è chiaro: se non si correrà ai ripari per tempo, alla prima applicazione del divieto, gli uffici giudiziari andranno in crisi, con serie difficoltà nella fase delle indagini preliminari e dibattimentale. In altre parole, la stasi della giustizia. Per chi punta all’impunità, l’obiettivo è vicino.

E non è finita: il 2 giugno prossimo tutti i 3.800 magistrati onorari in servizio presso i tribunali d’Italia cesseranno dalle funzioni, come previsto dal decreto legislativo 51/98, prorogato due volte, fino al 2008. Servirebbe una nuova proroga, come richiesto dalla Federazione magistrati onorari di tribunale, se non altro perché altrimenti “tra due settimane otto processi penali su dieci non potranno più essere celebrati”. Un intervento tampone, ma anche una riforma organica “nell’interesse di tutti i cittadini, perché precarietà delle toghe onorarie – conclude la Federmont – significa precarietà della giustizia”.

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