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1. Così è nata la quinta mafia. In viaggio nel Lazio occupato

Di redazione il . Dai territori, Lazio

Sono tra noi, comprano e corrompono, costruiscono e amministrano. Come un cancro, il crimine organizzato è cresciuto nell’ombra, cellule maligne che hanno invaso un corpo sano, arrivando ovunque. Fino al centro dell’impero. Perché  Roma e il Lazio, insieme a Milano e alla Lombardia, sono ormai terra di mafia. Una regione a “occupazione mafiosa” quasi come le cinque del profondo Sud: alta densità criminale, un tasso elevatissimo di investimenti di denaro sporco e un controllo del territorio blando, ma capillare. Quello che Libera Informazione si appresta a compiere è un viaggio in una dimensione oscura e nebulosa. Un dossier sulle mafie nel Lazio, al di là dell’allarmismo, dello scoop a tutti i costi, della logica emergenziale.

Una presenza radicata, strutturale, quella della criminalità organizzata nella regione. Del resto “come è possibile pensare che le mafie non siano interessate a Roma e al Lazio” spiega Antonio Turri, coordinatore di Libera Latina. Da investigatore di razza,  profondo conoscitore del territorio, non ha dubbi sulle strategie mafiose. Per Turri è quasi un’equazione:  “Se è vero che le mafie sono delle holding finanziarie, infiltrate nelle amministrazioni e nella politica ai più alti livelli, se ciò è vero allora va da sé che puntino con forza su Roma e dintorni”. Senza dimenticare che per la criminalità organizzata – in questo caso per la camorra in particolare – i confini geografici non sono affatto un ostacolo. Il cuore della politica, i palazzi che distribuiscono le risorse e decidono sui mega-appalti, gli uffici delle grandi imprese, il crocevia degli affari, una fetta importante dell’economia nazionale, forti attrattive per gli appetiti criminali. Senza dimenticare che, almeno per quanto riguarda la camorra, per la criminalità organizzata i confini geografici non sono affatto un ostacolo.

E le mafie siedono al banchetto ormai da qualche decennio.  Spesso indisturbate. “E’ passata ormai la logica del non allarmismo” dice con rammarico Turri. Da dirigente dell’antimafia sociale, sa che i titoloni sui giornali fanno spesso il gioco delle cosche. Ma il “negazionismo” è altra cosa. Il poliziotto-militante spiega che senza la giusta tensione le indagini non vanno lontano. È questo il primo obiettivo che Libera Informazione si pone: dare un contributo per diradare la nebbia del riduzionismo. E lo fa con il dossier mafie&cicoria, per sottolineare il livello di penetrazione delle mafie nella regione, la potenza economica e di pressione politica delle cosche, per disegnare una mappa delle organizzazioni criminali, territorio per territorio. Un viaggio nelle zone calde, dal litorale all’Agro Pontino e al Basso Lazio, da Civitavecchia all’Urbe fino alla provincia di Rieti, nuova frontiera per le mafie del Tevere.

Lo speciale di Libera Informazione vuole fare il punto con i magistrati della Dda e della Dna, con gli enti locali e il mondo della politica, vuole raccogliere le denunce della società civile e sottolineare ritardi ed eccellenze della lotta alle mafie,  stimolare i cittadini. Vuole soprattutto essere da pungolo per le istituzioni e i media: la criminalità organizzata, nel Lazio ma non solo, deve diventare priorità nell’agenda politica e criterio guida della notiziabilità. Al di la della logica emergenziale, del meccanismo della paura e delle risposte sicurtarie. (PRIMA PUNTATA)

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