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Intimidazioni al giornalista Nino Amadore

Di Stefano Fantino il . Dai territori, Sicilia

«Sono cose che ti fanno riflettere. Io sono abituato a parlare di una certa cosa quando ho la certezza di cosa sia. Ma rimane una situazione per nulla bella».  Ecco le parole di Nino Amadore, giornalista del Sole 24 Ore Palermo, dopo l’intimidazione subita lo scorso weekend mentre si trovava ad Agrigento.

    Nino la mattina di sabato lascia l’albergo dove ha pernottato, nell’agrigentino. La sera prima il giornalista ha presentato il suo libro “La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia”,  edizione aggiornata rispetto a quella uscita lo scorso anno; lo ha fatto in una conferenza organizzata da Assostampa, davanti a molte persone interessate. Interesse non rivolto solo al suo manoscritto a quanto pare. Infatti durante la mattinata, prima di partire alla volta di Palermo, il giornalista scopre la sua macchina con la fiancata rigata da un punteruolo e una gomma anteriore sgonfiata completamente. Con molta probabilità un avvertimento. Forse proprio per quel libro che ha presentato da poco nel capoluogo di provincia siciliano.
   
Vicenda sicuramente importante alla luce di quello che sta accadendo nel giornalismo italiano, relativamente al quotidiano Il Sole 24 ore.
 Infatti è impossibile non pensare anche alle minacce che il suo direttore Ferruccio De Bortoli ha ricevuto in questi giorni: due proiettili recapitati in una busta con riferimento all’inchiesta che il giornalista Roberto Galullo ha portato avanti sull’Ndrangheta.
   
    Il giornalista palermitano ha prodotto una dura denuncia con il suo libro, dove analizzi i rapporti e le responsabilità degli ordini professionali nel coprire le latitanze dei mafiosi, comportamenti che ne garantiscono la vita e l’impunità. La sua presentazione agrigentina ha scosso una provincia complicata come afferma lo stesso Amadore, che in questi giorni sta raccogliendo insieme al suo direttore la solidarietà dei colleghi e della società civile: « Il tutto è accaduto in una provincia come Agrigento, molto complessa dove permane un senso mafioso molto forte, per questo non vivo con tranquillità la situazione particolarmente spiacevole. Tuttavia mi sento di ringraziare i colleghi per la solidarietà mostrata».

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