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Bari e i 100 passi: mappa di una città accogliente che sa camminare

Di Fabio Dell’Olio il . Dai territori, Puglia

“A Bari nessuno
è straniero”. Così recita un famoso motto popolare che circola da
sempre nella città di San Nicola e sembra cucito indelebile come un
marchio doc sugli abitanti di questa terra fondata dai cretesi ai tempi
della Magna Grecia, e poi divenuta “municipium” sotto l’Impero
Romano.

Una filosofia
di vita, una spiccata vocazione all’accoglienza che identifica i baresi
e tutti gli abitanti della Puglia nel mondo.

Bari è una
città aperta dove puoi respirare fin dal mattino gli aromi orientali
e l’incenso si inala nei mercatini indiani di Via Crisanzio; le carni
del kebab e le specialità della gyrosteria circondano l’Ateneo, agorà
della vita universitaria con oltre 60 mila iscritti.

E poi il profumo
del mare che si espande dalle bancarelle urlanti delle pescherie e l’irresistibile
“focaccia” sfornata dalle panetterie che è una continua tentazione.
E’ una dolce ouverture di sapori, appresa dalla scuola di quel “pensiero
meridiano” che è elogio della lentezza e della mitezza. Che rilancia
a tavola la sfida della “convivialità delle differenze” di cui
parlava l’amato vescovo di Molfetta don Tonino Bello.

Bari è la
città degli incontri, degli eventi, dei suoni multietnici e dei raffinati
cervelli che fuggono, spesso all’estero, per rifocillarsi o ricominciare.
Bari è un immenso cantiere, desideroso di mostrare a tutti i suoi gioielli,
come ricorda il grande orologio di Piazza del Ferrarese che segna il
count down alla riapertura del Teatro Petruzzelli; l’eco-mostro di
Punta Perotti abbattuto come un gigante d’argilla, dove presto sorgerà
un parco dedicato alla legalità. L’inquinamento da amianto impegna
l’Amministrazione per la bonifica di superfici e spiagge contaminate,
i rifiuti preoccupano. Il traffico urbano ti può imbalsamare per ore
alla ricerca di un parcheggio, naturalmente abusivo! Anche qui conviene
leggere le istruzioni prima di mettersi al volante, prestare attenzione
ai motocicli che, in due senza casco, sbucano da ogni parte.

Bari ti impressiona
anche per le luci, i chiaroscuri della città vecchia, attraente, come
scrisse Paul Bourget, “con le sue vie larghe, ad angoli retti, che
consentono di vedere sempre in fondo ad esse il mare, come si vedono
a Torino le Alpi”.

Girando per
le strettissime stradine del borgo antico, ingarbugliate come una matassa
attorno alla Basilica di San Nicola, “dove il sole del buon Dio non
dà i suoi raggi”, ci imbattiamo nel luogo dove quasi sette anni fa
moriva “per sbaglio” il 15enne Michele Fazio, divenuto il simbolo
della lotta alla criminalità organizzata.

E nella piazzetta
San Pietro una palazzina con vista sul mare, ben 14 appartamenti, sequestrata
10 anni fa al clan Capriati, e poi nel 2000 definitivamente confiscata,
continua ad essere abitata dai familiari del boss, ma a gennaio, assicura
il sindaco Michele Emiliano, sarà consegnata alla città. Ma senza
lasciare sulla strada le donne e i bambini che attualmente la abitano.
Perché lo Stato non può essere vendicativo, deve credere nella forza
della giustizia, nella capacità del recupero sociale. Numerosi altri
beni confiscati attendono di essere assegnati per fini di intervento
sociale. Anche Bari ha le sue banlieu, il suo reticolo di quartieri
residenziali e di periferie degradate (San Paolo, Japigia, Libertà,
ecc..). E si sta trasformando in una periferia infinita che produce
sradicamento, indebolisce il controllo sociale, non contrasta la diffusione
di comportamenti violenti.

Il modello
della periferia infinita non risparmia certamente questa città, porto
sul Mediterraneo che attira ogni giorno sulle sue coste migliaia di
turisti, “liberi” o “forzati”, ma che per la sua posizione strategica
funge da nodo di scambio per i corrieri della droga. Questo è un mercato
che registra un forte aumento di consumatori, specialmente tra i più
giovani. Secondo il rapporto previsionale dell’osservatorio lombardo
Pro.Lab, nel 2009 il numero di consumatori di cocaina in Puglia aumenterà
del 40-50% rispetto ai consumi del 2006, mentre l’eroina si va diffondendo
soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni. E si
tratta di giovani socialmente ben inseriti, non tossicodipendenti relegati
ai margini della società. La Puglia resta così una delle regioni più
battute dal narco-traffico. Il Mediterraneo spinge sulle coste pugliesi
migliaia di disperati innocenti che, quando non affondano per l’impeto
delle acque o per il peso insostenibile di leggi miopi e intolleranti,
tentano di sbarcare il lunario, finendo spesso inghiottiti nel circuito
perverso del lavoro sommerso. Come quello, che le cronache ci hanno
raccontato, della raccolta dei pomodori o dei cantieri edili. In Puglia
ormai sono quasi 70mila, di cui 17mila nella sola provincia di Bari
(stime del rapporto Caritas-Migrantes 2007) e provengono soprattutto
da Albania, Marocco, Romania, Senegal, Cina.

Ma i rapporti
dei nuovi arrivati coi cittadini residenti sono piuttosto sinceri e
distesi. Nulla che rassomigli alle crociate xenofobe di certi sindaci
e assessori padani che vedono l’integrazione come una minaccia.

In questi ultimi
anni Bari e la Puglia sono stati investiti da quella “rivoluzione
gentile” che coraggiosamente Nichi Vendola ed Emiliano stanno compiendo.
Il primo migliorando l’efficienza nei servizi, impegnandosi per un
welfare sociale innovativo, favorendo la partecipazione, e con una legge
regionale contro il lavoro nero. Il secondo trasformando Bari in un
laboratorio della cittadinanza attiva, aperta alle sollecitazioni del
mondo culturale e con segnali concreti nella lotta alla delinquenza
come l’Agenzia alla Lotta non repressiva alla criminalità organizzata,
che ci accompagna con grande progettualità all’appuntamento del 15
marzo intitolato “Puglia arca di pace e non arco di guerra”.

La Primavera
pugliese è già sbocciata da un pezzo. La prossima primavera sarà
anche Libera! E vedrà nuovamente unite istituzioni, società civile
e chiese per progettare quell’alternativa possibile fatta di diritti
uguali per tutti e giustizia sociale. La speranza di cui ci parla questa
terra è poliglotta, profuma di mare e di deserto, prega in chiesa,
sinagoga o moschea. Liberi tutti, nessuno escluso.

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